Dadamaino

Biografia


Il 2 ottobre nasce a Milano Emilia Maino, figlia unica di Giovanni Maino, geometra per il Comune di Milano e per il Genio Civile, ed Erina Saporiti, casalinga.

Durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale la famiglia Maino sfolla a La Maddalena, frazione di Somma Lombardo (VA), dove vivevano i genitori di Erina Saporiti.

La famiglia rimarrà a La Maddalena fino alla fine della guerra.

Nel 1945 la famiglia Maino torna a vivere a Milano in via Vespri Siciliani 18, dove il padre riprende la professione. La figlia compie gli studi liceali e si iscrive all’Università, verosimilmente alla facoltà di Medicina.

Nei primi anni cinquanta Dadamaino è attratta dalla pittura e dipinge da autodidatta, per lo più vasi di fiori. Conosce l’opera di Lucio Fontana vedendo per caso unConcetto spaziale blu e viola con lustrini esposto in un negozio di elettrodomestici tra piazza Cordusio e via Broletto: ne rimane impressionata come da una rivelazione improvvisa. Da questo momento Dadamaino fa partire la propria storia artistica.

Nel 1956 esordisce nel mondo dell’arte partecipando al Premio “Cesare da Sesto” a Sesto Calende (VA). In questo periodo la giovane artista inizia a farsi chiamare Eduarda, da cui deriva il diminutivo Dada.

Il 4 aprile 1957 la Galleria del Grattacielo di Enzo Pagani inaugura al Circolo della Stampa di Milano la “Iª Mostra dell’autoritratto”. Dadamaino partecipa all’esposizione proponendo un suo autoritratto: un dipinto figurativo, dove da uno sfondo colorato e indefinito, emerge un volto femminile, caratterizzato da grandi occhi chiari, naso aquilino e labbra rosse e carnose. Linee bluastre ombreggiano l’ampio ovale. Tra gli altri artisti partecipanti figurano Enrico Baj, Roberto Crippa, Lucio Fontana e Piero Manzoni. Inizia a frequentare il Bar Giamaica, centro dell’avanguardia milanese, dove conosce, tra gli altri, Manzoni, i fotografi Giovanni Ricci e Uliano Lucas.

Il 31 maggio 1958 inaugura la prima mostra personale alla Galleria dei Bossi di Milano a cura di Angel Vargas. Non sono note le opere esposte dall’artista, ma il commento di Vargas nota che Dadamaino “presenta nelle opere di nuovissima tendenza un equilibrio di volumi sapientemente costruiti, dove i rapporti spazio - luce raggiungono una propria autonomia, creando elementi convertibili in nuove sensazioni visive ed infine una modernissima dinamica”.

 

A settembre, con la probabile mediazione di Manzoni, è inclusa in una mostra collettiva alla Galleria del Prisma di Milano. Nella medesima galleria a febbraio di quell’anno aveva avuto luogo la mostra “Manzoni, Castellani, Bonalumi”.

Il 27 aprile 1959 la Galleria del Prisma di Milano dedica a Dadamaino una mostra personale, a cura di Enotrio Mastrolonardo. Non sono note le opere esposte per l’occasione; il testo critico di Mastrolonardo descrive dei lavori riconducibili all’ambito Informale, caratterizzati da una gamma cromatica chiara all’interno della quale si dispiegano linee e incisioni che penetrano nel colore. Il grigio appare il colore dominante, come una sorta di monocromia. La stampa riferisce per lo più della “performance” dell’artista che ha offerto pesciolini fritti e vino all’inaugurazione.

 

Sollecitata dalla Soprintendenza di Roma e dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna a compilare una scheda informativa e inviare materiale bio bibliografico, dichiara che i suoi collezionisti al 24 giugno 1959 sono Lorenzin, Marinino,Simonetti, Centonza, Russoli, Fontana, Mastrolonardo, Jucker, Brinieri, Gastaldelli, Rufi, Riden, Geitlinger, Totti. Suoi disegni risultano al Museo della Grafica dell’Università di Pisa, al Museo Brooklyn e nella raccolta Servolini. Lucio Fontana a quella data ha acquistato già un’opera di Dadamaino, in segno di stima e di incoraggiamento per la giovane artista. Nell’autunno 1959, su influenza di Manzoni, si fa più radicale in Dadamaino la critica ulteriore alla pittura Informale come messa in discussione della professione del “pittore” e dei suoi tradizionali strumenti di lavoro.

Il 18 dicembre 1959, nella mostra collettiva “La donna nell’arte contemporanea” presso la Galleria Brera a Milano, Dadamaino presenta per la prima volta, provocatoriamente, un Volume, tela monocroma caratterizzata da un grande squarcio ovoidale.

Il catalogo della mostra non presenta la riproduzione dell’opera esposta, ma quella di un lavoro precedente, ancora segnico; tuttavia la “perforatissima tela” nominata da Mario Monteverdi sul “Corriere lombardo” non lascia dubbi sulla presenza di un Volume alla Galleria Brera, nella sua prima occasione espositiva, di pochi giorni precedente alla collettiva da Azimut.

 

Con i Volumi l’artista tocca la concezione di azzeramento dell’arte, in accordo con le coeve ricerche di Piero Manzoni ed Enrico Castellani. Dadamaino così, tra il 1959 e il 1960, espone in diverse occasioni i suoiVolumi presso la galleria Azimut, partecipando all’attività della galleria e intessendo rapporti con i protagonisti delle maggiori tendenze degli anni Sessanta, allora ancora in embrione: gli artisti tedeschi del Gruppo Zero, gli italiani Gruppo T e Gruppo Enne e i francesi del GRAV.

La collaborazione tra Dadamaino e Piero Manzoni si fa sempre più stretta e nell’agosto 1960 Manzoni invita la giovane artista ad esporre ad Albisola. Dal 30 luglio al 5 agosto ha luogo la mostra collettiva “Castellani Maino Manzoni Pisani Santini”, al Circolo degli Artisti di Albisola Mare. Dadamaino presenta “buchi, disposti in bella simmetria e delle più varie grandezze”: le tele monocrome non sono più contrassegnate da squarci larghi e irregolari, che lasciano quasi intravedere il telaio, ma da buchi circolari, disposti in maniera regolare e in grandezze variabili. I Volumi sono rivisitati e razionalizzati.

In autunno Dadamaino partecipa alla mostra “Sculture tascabili, componibili, trasportabili, istantanee” presso la Galleria Trastevere di Roma con Manzoni, Santini, Bonalumi, Biasi e Massironi. Per l’occasione l’artista espone i Volumi, così descritti in catalogo: “Superficie - volume tascabile per viaggi in treno alberghi squallidi contro l’influenza dei calendari d’arte”.

Il 1961 si apre per Dadamaino il 1° aprile, con l’inaugurazione di una mostra collettiva alla Galleria Montenapoleone di Milano. “Come i pittori vedono i critici”, un’esposizione in cui settanta pittori espongono altrettanti ritratti di noti critici d’arte. Dadamaino con “una trovata spassosa e spiritosissima”, propone un ritratto di Giorgio Kaisserlian.

 

Il 20 maggio inaugura la mostra personale a Padova, nello spazio espositivo del Gruppo N. Presentata da un testo di Piero Manzoni, Dadamaino espone per la prima volta i Volumi a moduli sfasati: fogli di rhodoid fustellati a mano, disposti a poca distanza l’uno dall’altro con lievi sfasature. Del medesimo anno sono i Rilievi, prima  tavolette di plexiglas, poi anche fogli di rhodoid o di cartoncino, tagliati in innumerevoli lamelle, a dimensioni scalari identiche. Questi materiali, ricettivi di luce, a seconda del movimento dello spettatore creano giochi di chiaro-scuro, suggestioni ottiche di movimento.

Nel mese di agosto Dadamaino si reca ad Albisola, dove raggiunge Piero Manzoni e altri artisti. Dal 12 al 19 agosto 1961 l’amico presenta per la prima volta al pubblico la Merda d’artista, partecipando alla mostra “In villeggiatura da Pescetto” alla Galleria Pescetto di Albisola Capo. Per la stessa occasione Tullio d’Albisola chiede ad alcuni artisti di decorare dei piatti di ceramica, che sarebbero poi stati presentati in un catalogo di piatti d’artista (in realtà mai pubblicato). In questa occasione Dadamaino decora un piatto di ceramica che presenta una linea centrale nera molto spessa, dalla quale si rifrangono altre linee sempre più sottili e chiare, tendenti all’azzurro; alle linee sono inclusi degli inserti in terracotta.

 

Nell’agosto aderisce al “Gruppo Punto”, fondato il 21 agosto 1961 da Dadamaino, Antonio Calderara, Nanda Vigo, Kengiro Azuma, Hsiao Chin e LI Yuen-Chia. Ispiratore è Lucio Fontana, il quale scrive per gli artisti un pensiero, base della loro poetica: “Capire la condizione di finito nell’infinito è intuire nella realtà di pensiero”. Subito dopo tale riflessione, viene redatto e sottoscritto il manifesto.

Dal 2 gennaio al 3 febbraio 1962 l’artista partecipa alla mostra collettiva “Accrochage 62” ad Arnhem,  in Olanda. Dadamaino entra così in contatto con il Nul Groep e in particolare con Henk Peeters, artista animatore e organizzatore delle mostre del collettivo artistico, caro amico di Piero Manzoni. La collaborazione avviene proprio grazie a Manzoni, che propone Dadamaino all’amico fin dall’ottobre-novembre 1960.

Nel mese di febbraio, all’artista è dedicata una mostra personale alla Galleria Senatore di Stoccarda, dal titolo “Maino. Monochrome Malerei”, a cura di Walter Schonenberger.

L’artista propone le opere più indicative della sua produzione, dal 1959 al 1962: i Volumi, i Volumi a moduli sfasati e i Rilievi. Schonenberger inserisce questi lavori all’interno di quella corrente monocroma, iniziata da Klein e portata avanti da Manzoni, Castellani, Piene, Mack e altri. La congiunzione a questa corrente si ritrova peraltro già nel titolo dato alla mostra personale, “Maino. Monochrome Malerei”, che tanto si riconnette al titolo dell’esposizione internazionale “Monochrome Malerei”, svoltasi allo Staditisches Museum di Leverkusen nel 1960 sotto la curatela di Udo Kultermann.

 

Mentre Dadamaino espone a Stoccarda, Henk Peeters organizza la mostra “Nul 62” presso lo Stedelijk Museum di Amsterdam. La mostra è inaugurata il 9 marzo 1962 e sono presenti opere di: Philips, Goepfert, Bury, Megert, Armando, Fontana, Dorazio, Verheyen, Castellani, Manzoni, Dadamaino, Kusama, Haacke, Pohl, Aubertin, Mavignier, Holweck, Mack, Piene, Uecker, Henderikse, Peeters, Schoonhoven, De Vries. Dadamaino espone due Volumi a moduli sfasati nella sala in cui sono inseriti anche Manzoni e Castellani.

Altro passaggio importante del 1962 sono le esposizioni del Gruppo Punto di cui l’artista si fa coordinatrice e curatrice. L’11 agosto è inaugurata la mostra “Punto 2” al Palacio de la Virreina di Barcellona. Intanto, mentre “Punto 2” riscuote successo in Spagna, Dadamaino coordina un’altra mostra del gruppo ad Albisola Mare: “Punto 3” alla Galleria La Palma. Malgrado il successo delle due mostre organizzate nell’agosto 1962, Dadamaino, negli anni successivi, non partecipa più alle esposizioni del Gruppo Punto, che continuerà comunque la propria attività fino al 1966.

Tra le numerose partecipazioni della stagione invernale, è da sottolineare la rassegna “Arte Programmata” alla Galleria La Cavana di Trieste, curata da Umbro Apollonio e Getulio Alviani. Dadamaino propone unRilievo su cartoncino.

Dopo la rilevante partecipazione internazionale alla mostra berlinese alla Galleria Diogenes “Zero. Der neue idealismus”, Dadamaino coordina e cura la mostra “Oltre la pittura. Oltre la scultura. Ricerca d’arte visiva”, inaugurata il 26 aprile 1963 presso la Galleria Cadario di Milano.

 

Bruno Munari realizza l’affiche della mostra; è pubblicato anche un catalogo con gli interventi di alcuni intellettuali vicini alle nuove ricerche visuali: da Umbro Apollonio a Guido Ballo; da Gillo Dorfles a Umberto Eco. Come confermato dalle riproduzioni del manifesto, Dadamaino espone i Volumi a moduli sfasati.

xNel dicembre 1963 Dadamaino prende parte all’assemblea generale di “Nouvelle Tendance”, tenutasi presso lo studio del GRAV di Parigi , diventando ufficialmente membro del movimento.

Proprio a partire dal 1963 il nome Dadamaino inizia a comparire unito, come attestato nel secondo numero della rivista “Nul = 0” (Nul = 0. Serie 1 / no. 2 april 1963) e nella corrispondenza del tempo.

 

Nei primi mesi del 1964 Dadamaino prepara le opere da spedire al Musée des arts décoratifs di Parigi per l’esposizione internazionale “Nouvelle Tendance”, prevista per i mesi di aprile e maggio. Per l’occasione Dadamaino espone tre opere mai presentate prima: due Oggetti ottico-dinamici e un Oggetto ottico-dinamico indeterminato. Gli Oggetti ottico-dinamici sono composti da piastrine in alluminio tese su fili di nylon secondo rapporti geometrici che generano effetti ottici; l’Oggetto ottico-dinamico indeterminato è composto da 3 anelli di metallo speculari, di grandezza degradante verso l’interno. Questi anelli poggiano su un piano circolare a righe bianche e nere. Il piano è illuminato dall’alto e messo in movimento da un motore. In questo modo il disegno ottico del piano si riflette continuamente lungo le superfici specchianti degli anelli, creando dei giochi ottico-cinetici che danno la sensazione che siano proprio gli anelli a muoversi ed intersecarsi.

Di questi anni sono anche le Spirali rotanti, costituite da una serie di anelli sovrapposti con inserite ad incastro delle lamelle, senza alcuna saldatura. Di queste spirali ne realizza alcune serie, con lamelle di diversi materiali: in ottone cromato, in acciaio inossidabile, in alluminio anodizzato o in bagno di vernice fluorescente, in plexiglas pieno. Essendo tutti questi materiali conduttori di luce, ne risultano oggetti rotanti e luminosi, che emettono da tutte le lamelle fasci della luce immessa alla base.

Nell’estate Dadamaino è inclusa con Gianni Colombo, Manzoni, Castellani, Dorazio, Fontana, Yves Klein, Kusama, Mack, Piene, Dieter Roth, Soto, Uecker, Verheyen alla rassegna itinerante “Mikro Zero/Nul – Mikro Nieuw Realisme” alla Galleria Delta di Rotterdam (7 agosto - 20 agosto; Jeugdfestival di Velp 24 agosto - 29 agosto; Galleria Amstel 47 di Amsterdam 31 agosto - 19 settembre).

Il 1964 è anche l’anno in cui muore Erina Saporiti, madre dell’artista.

 

Il 13 agosto 1965 è inaugurata la terza edizione di “Nova Tendencija” di Zagabria. L’artista partecipa alla rassegna presentando Ricerca uno, un cortometraggio di circa cinque minuti che riprende un Oggetto ottico-dinamico indeterminato in funzionamento. Lo scopo del film è mostrare una ricerca cinetica sfrondata dall’apparato meccanico che la genera e che consenta di visualizzare tutte le immagini prodotte, comprese quelle che l’occhio non riesce a percepire durante la velocità motoria dell’oggetto.

Ricerca uno è proiettato a fianco di Disco e Cilindri stroboscopici del Gruppo MID, Strutturazione cinevisuale ambientale di Colombo, Ambiente sperimentale di Anceschi e Boriani e Spazio in strutturazione plasticromatica di Devecchi.

All’inizio del 1966 Dadamaino lascia la casa di via Vespri Siciliani per trasferirsi con il padre in via Bitonto 24. Suo vicino di casa e caro amico sarà Luciano Fabro.

Sul finire degli anni '60 Dadamaino allenta la propria attività artistica, maturando un sempre maggiore interesse ai fatti politici di quegli anni.

Nello stesso momento in cui il PCI assume una posizione critica nei confronti del modello socialista sovietico, Dadamaino non rinnova la tessera al partito, al quale apparteneva da anni. L’artista si avvicina ai gruppi extraparlamentari di sinistra e collabora con i comitati di base dell’ATM. Successivamente, gli stessi comitati di base si allineeranno sempre più verso posizioni vicine al Movimento Anarchico. In questo modo Dadamaino entra in contatto con il Circolo del Ponte della Ghisolfa, stringendo amicizia con il ferroviere anarchico Pino Pinelli.

 

Il 5 maggio 1969 Dadamaino è nuovamente a Zagabria per l’inaugurazione di “Tendencije 4”. L’artista, con Marina Apollonio, Alberto Biasi, Angel Duarte, Karl Gerstner, Marcello Morandini, il Gruppo MID e altri è inclusa nella mostra retrospettiva sulla Nuova Tendenza, che ne affianca una seconda, incentrata sull’utilizzo del computer all’interno delle ricerche visuali.

Il 1969 è anche l’anno di “Campo Urbano”, manifestazione organizzata da Luciano Caramel nelle vie e nelle piazze di Como. Così, alle ore 21 del 21 settembre, al molo di Sant’Agostino, Dadamaino dà vita all’environnement Illuminazione fosforescente automotoria sull’acqua. L’artista disperde sulla superficie del bacino del lago di Como circa mille tavolette di polistirolo ricoperte di vernice fosforescente. Allo spegnimento delle luci del lungo lago, queste emettono luminosità e riflessi lasciandosi ondeggiare sull’acqua. Con questo tipo di intervento, Dadamaino pensa di “riportare la gente al lago”, visivamente inosservato nella vita quotidiana. L’intenzione è dunque quella di farlo riscoprire e possibilmente riproporlo sotto un aspetto diverso, estetico, facendo godere agli spettatori un quadro di forme luminose, mosse liberamente e casualmente dall’acqua, in cui liberare immaginazione ed emozioni.

Ultimo progetto al quale l’artista lavora nel 1969, è l’Environnement lumino-cinetico studiato per la Place du Châtelet di Parigi. L’invito le viene recapitato da Frank Popper, il quale indice un concorso per la realizzazione di opere ambientali da collocare lungo le vie e le piazze parigine.

Il progetto per l’ambiente prevedeva due percorsi, uno all’esterno e l’altro all’interno di un tunnel, dove gli spettatori sarebbero stati coinvolti fisicamente ed emotivamente.

 

Dadamaino non vince il concorso, ma le tavole del progetto saranno esposte alla mostra “Intervention, environnements luminocinétiques dans les rues de Paris et la banlieue parisienne”, organizzata sempre da Popper al Centre National d’Art Contemporain di Parigi nel dicembre 1969.Nel gennaio 1970 muore il padre Giovanni Maino, al quale l’artista era particolarmente legata.

Nella prima metà dell’anno avvia gli studi sistematici per la Ricerca del colore in cui utilizza i sette colori dello spettro ricercando il cromovalore medio tra questi, più il bianco, il nero e il marrone (dieci colori). Espone i Componibili, un Oggetto cinetico circolare, l’intera Ricerca del colore composta di 100 tavolette 20 x 20 cm con 4000 tonalità differenti e i Fluorescenti dal 26 febbraio al 15 marzo alla personale alla galleria Diagramma di Milano, una mostra preparata dall’anno precedente che segna una nuova tappa nel percorso creativo dell’artista. I Fluorescenti sono costituiti da strisce di plastificato fluorescente su tavola, che aumentano di dimensione dall’alto al basso e che possono essere eccitati da luce di Wood e mossi con un ventilatore o con le mani, per verificare l’esperienza cromo - tattile cinetica.

 Nel 1974 Dadamaino con Gonschior, Letto, Ludwig e Tornquist costituisce il gruppo Team Colore. Come sottolineato da Luciano Caramel, critico vicino al gruppo, punto comune degli artisti è la ricerca del colore con un atteggiamento analitico e matematico. Nel mese di maggio, durante la prima collettiva del gruppo presso la galleria Team Colore di Milano, l’artista espone un Cromorilievo.

Nel 1976 Dadamaino arriva a concepire l’Alfabeto della mente: l’artista, rimasta profondamente colpita dall’eccidio di palestinesi raccolti nel villaggio libanese di Tall el Zaatar, inizia a tracciare piccoli segni della sua protesta impotente. Segni verticali e orizzontali si alternano in maniera ossessiva, una sorta di “h” muta, che tende a riempire completamente lo spazio bianco del foglio. Da questo primo segno casuale della mente, l’artista ne partorisce altri creando una sorta di alfabeto illeggibile e personale. Tele e fogli sono invasi da questi grafemi, senza soluzione di continuità. L’artista lavora a mano libera, con una penna, ripetendo un solo segno per superficie senza legarlo agli altri.

 

Dal 1º dicembre 1977 il Salone Annunciata di Milano inaugura una personale di Dadamaino dal titolo “Dadamaino. Dall’Inconscio razionale all’Alfabeto della mente. 1975-1977”. Sul pieghevole della mostra è pubblicato uno scritto di Dadamaino dove l’artista spiega la svolta degli ultimi lavori, vicini alla “tabula rasa” del 1958 avvenuta con la realizzazione dei Volumi.

Nel 1978 Dadamaino inizia a lavorare all’opera I fatti della vita: una stanza interamente gremita di fogli di diverse dimensioni e colori, dove ogni foglio presenta il ripetersi ossessivo dei grafemi concepiti con l’Alfabeto della mente, cadenzati da intervalli e spazi bianchi. Le pareti della stanza diventano una sorta di diario dell’artista, dove nelle diverse vibrazioni della penna sembra di scorgere diversi momenti: pensieri, emozioni, umori, ma anche spunti di cronaca e riferimenti a semplici fatti quotidiani.

Evento di primaria importanza del 1980 risulta essere la partecipazione di Dadamaino alla XXXIX Esposizione Internazionale d’Arte alla Biennale di Venezia, dove all’artista è riservata una sala personale all’interno del Padiglione Italia. Curatore del Padiglione è Vittorio Fagone, il quale propone in mostra artisti di punta della ricerca artistica italiana negli anni Settanta: Agnetti, Bartolini, Battaglia, Carpi, Dadamaino, Griffa, Olivieri, Patella, Vaccari, Verna, Zaza. La sala dedicata a Dadamaino apre l’esposizione con I fatti della vita. L’opera, esposta pochi mesi prima allo Studio Grossetti di Milano, si amplia maggiormente, passando da centosessanta a quattrocentosessantuno fogli che saturano completamente tre pareti della sala.

Nel 1981, personale di rilievo risulta essere quella alla Galerie Walter Storms di Villingen, dove oltre all’Alfabeto della mente e a I fatti della vita, espone per la prima volta le Costellazioni: opere dove il segno grafico diventa sempre più piccolo, perde ogni riferimento ad un ipotetico alfabeto mentale e tende ad addensansi o disperdersi, simulando moti molecolari e galassie stellari. In questi lavori riappare il colore, utilizzato comunque in modo monocromatico su ogni singolo foglio.

Costellazioni sono esposte per la prima volta in Italia nell’agosto 1982, al Museo Butti di Viggiù (VA), durante la personale “Dadamaino” a cura di Flaminio Gualdoni.

Dal 28 gennaio al 28 febbraio 1983 il PAC di Milano organizza una bipersonale dedicata a Dadamaino e all’artista cecoslovacco Stanislav Kolibal. L’esposizione, a cura di Mercedes Garberi, rientra in un ciclo di proposte culturali dal titolo “Installazioni”, dedicato ad artisti audaci che non sono mai rientrati interamente in una scuola o tendenza. Per l’occasione Dadamaino presenta un’ampia selezione dei suoi lavori, daiVolumi alla Ricerca del colore, dall’Alfabeto della mente alle ultime Costellazioni.

 

Nel 1987 Dadamaino inizia a lavorare al ciclo Il movimento delle cose: sottili segmenti tracciati con una china nera su fogli di plastica trasparente. Questi piccoli segni si moltiplicano in maniera dinamica sull’intera superficie dei fogli, generando gorghi, sinuosità, percorsi.

Dal 26 ottobre 1989 l’artista tiene una mostra personale allo Studio Reggiani di Milano dal titolo “Passo dopo passo. 1987-1989”, a cura di Flaminio Gualdoni. Per l’occasione Dadamaino espone le ultime opere appartenenti alla serie Passo dopo passo.

Evento di rilievo del 1990 è la partecipazione  di Dadamaino alla XLIV Esposizione Internazionale d’Arte alla Biennale di Venezia, dove all’artista è riservata una sala personale all’interno del Padiglione Italia. Laura Cherubini, Flaminio Gualdoni e Lea Vergine, curatori del Padiglione, propongono diciassette artisti: Anselmo, Benati, Boetti, Dadamaino, De Dominicis, De Maria, Gallo, Garutti, Guerzoni, Mainolfi, Mariani, Maraniello, Olivieri, Pisani, Tatafiore, Tirelli e Trotta. Dadamaino, unica presenza femminile, espone due lavori del ciclo Il movimento delle cose, delle dimensioni di 1,22 x 18 metri ciascuno. Gli enormi fogli in poliestere non sono montati su muro, ma sospesi in aria con due zanche, seguendo due direzioni differenti all’interno della sala.

 

Il 1991 è caratterizzato da tre rilevanti mostre personali: la prima è inaugurata nel mese di giugno presso lo Studio d’Arte Contemporanea Dabbeni di Lugano, dove all’artista è dedicata un piccola antologica. Dal 12 al 30 ottobre Elena Pontiggia cura la mostra “Dadamaino. Interludio 1981” alla galleria Il Triangolo Nero di Alessandria. Per l’occasione sono presentate una serie di carte inedite, datate 1981, dal titoloInterludio. I lavori rappresentano un periodo di riflessione dell’artista dopo I fatti della vita e prima dell’avvio del ciclo Costellazioni. Alcuni grafemi concepiti con l’Alfabeto della mente si fanno sempre più piccoli e nervosi, ora disperdendosi in spazi vuoti ora addensandosi. Dal 18 ottobre al 6 dicembre Dadamaino tiene una mostra a Napoli al FRAMART studio, dove espone dieci opere appartenenti al ciclo Il movimento delle cose.

La mostra personale alla FRAMARTstudio di Napoli è replicata nella sede milanese della galleria dal 28 maggio al 18 luglio 1992. Dati gli spazi ristretti della sede milanese rispetto a quella napoletana, Dadamaino realizza pannelli più piccoli accostabili sempre al ciclo Il movimento delle cose.

Il 1993 si caratterizza per mostre personali di rilievo.

Dal 20 marzo Dadamaino tiene una mostra personale antologica alla Casa del Mantegna di Mantova, “Dadamaino. Opere: 1950-1993”, organizzata dal Gruppo 7.

Successivamente, a Perugia presso il Centro Espositivo della Rocca Paolina si tiene la mostra “Trilogia 3. Dadamaino, Gastini, Bertasa”.

Dal 19 ottobre Francesca Pasini cura la bipersonale “Disegni. Giovanni Anselmo. Dadamaino” alla Galleria Federica Inghilleri di Milano. Se Anselmo propone una serie dei suoi disegni dal titolo Particolare della scritta infinito, ingrandita all’infinito, Dadamaino espone due lavori di grande formato del ciclo Il movimento delle cose.

Dal 31 ottobre negli spazi di Stiftung für konkrete kunst di Reutlingen è inaugurata la personale “Dadamaino. Werke 1958-1993”.

Dall’11 febbraio al 9 aprile 1994 Dadamaino torna ad esporre allo Studio D’Arte Contemporanea Dabbeni in una mostra personale. Dopo l’antologica del 1991, l’artista propone tre nuovi lavori di grandi dimensioni appartenenti al ciclo Il movimento delle cose e sei Rilievi in cartoncino datati 1961.

Mostra di rilievo del 1995 è “Zero italien. Azimut/Azimuth 1959/1960 in Mailand. Und heute. Castellani, Dadamaino, Fontana, Manzoni, und italienische Künstler in Umkreis” presso la Galerie der Stadt Villa Merkel di Esslingen, dal 3 dicembre al 25 febbraio. La mostra ripropone la ricostruzione delle prime due mostre della galleria Azimut, alle quali sono affiancati lavori successivi di Castellani e Dadamaino.

Dal 12 aprile al 29 giugno 1996 Dadamaino tiene una personale a Zurigo negli spazi di Stiftung für Konstruktive und Konkrete Kunst, mostra antologica con opere dal 1958 al 1994 dal titolo “Dadamaino. I fatti della vita”. L’artista è presentata in catalogo da un testo di Adachiara Zevi.

Nel 1999 Dadamaino lascia la casa - studio di via Bitonto per trasferirsi in via Ponte Seveso 40.

Nel 2000 Il Museum Bochum di Bochum dedica a Dadamaino un’ampia mostra antologica dal titolo “Dadamaino. Retrospektive 1958-2000” a cura di Francesco Tedeschi.

 

Il 13 aprile 2004 Dadamaino muore a Milano dopo un periodo di malattia. Le sue ceneri riposano nel piccolo cimitero di La Maddalena, frazione di Somma Lombardo (VA), accanto alle spoglie dei genitori.